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Referendum: Dalla burla alla figuraccia. Verso il tramonto dell'Ordine degli Psicologi

Rolando Ciofi

 
Grazie alle slide pubblicate da Mauro Grimoldi sulla sua pagina facebook, che qui riporto, siamo in grado oggi di pubblicare i dati, ancorchè ufficiosi, circa l'esito del referendum indetto dall'Ordine Nazionale degli psicologi su tre punti:

Art 1 (applicabilità del codice deontologico anche su internet)

Art. 5 (obbligo di aggiornamento permanente)

Art. 21 (divieto di insegnare tecniche psicologiche a non psicologi)

 

Va premesso che si è trattato di un referendum assolutamente inutile, voluto per motivi di consenso elettorale della nostra piccola "casta" in vista delle prossime (altrettanto inutili) elezioni ordinistiche e privo di qualunque elemento che potesse dare agli elettori effettiva capacità decisionale. 
Infatti l'art 1 e 5 anche se non fossero stati riformati sarebbero stati comunque superati dalla legge e dal buon senso. Che chiaramente dicono che la deontologia vale "de visu" quanto su internet o in ogni altro luogo ove lo psicologo possa esercitare e che l'aggiornamento permanente è obbligatorio per ogni professionista che eserciti in Europa qualunque tipo di professione, regolamentata o no che sia.

L'art 21 invece, che altro non rappresenta che una sciocchezza intimidatoria, sostituisce un altro art 21 altrettanto ottuso intimidatorio e mai applicato... insomma che sia passato questo o che fosse rimasto in vigore il precedente non avrebbe fatto alla fine molta differenza.

Non ci stupiamo dunque della bassa risposta dei colleghi alla chiamata referendaria (solo il 13,72% degli aventi diritto ha partecipato al voto). Non è questa la figuraccia. I colleghi sono stati chiamati a partecipare ad una farsa e legittimamente la stragrande maggioranza di loro, alle prese con problemi di un mondo nel quale poco c'è rimasto da ridere, ha deciso di astenersi.

Il problema semmai, per chi lo vede come un problema poichè per altri di ennesima conferma si tratta, è che L'Ordine Nazionale degli Psicologi una volta di più ha dimostrato al mondo la sua sostanziale insipienza ed inesistenza. Sul Codice deontologico, carta fondante della comunità, riesce a mettere insieme un 13,72% di partecipazione. Wow! Un voto per ogni eletto della "casta" più una decina di sodali a testa. Ci si consola poi con il fatto che la partecipazione al precedente referendum era stata analoga.. Triplo wow! A qualcuno potrebbe venire in mente che è il sistema che non funziona? Forse non agli psicologi, ma certamente a molti politici...

 Ma veniamo ad analizzare il merito.

Art 1 (applicabilità del codice deontologico anche su internet)

Qui non è tanto interessante il risultato ovvio bensì il fatto che il 15% dei votanti abbia votato "No".

E' il segnale, piccolo, di una protesta. I 1701 colleghi che si sono espressi in questi termini mandano un messaggio duro, di piena sfiducia, che sostanzialmente è traducibile così: "Qualunque cosa ci proponga l'Ordine, fosse anche la cosa più ovvia e scontata, è da respingere... Perchè? Perchè dell'Ordnine non ci fidiamo". Messaggio per me scontato ma sul quale i nostri dirigenti ordinistici dovrebbero avviare una seria riflessione.

Art. 5 (obbligo di aggiornamento permanente)

Questa è la vera e propria figuraccia che rende l'idea di una comunità professionale malata, arretrata, incapace di guardare a se stessa ed al proprio futuro.

Il 42% degli "amici della casta" (poichè i numeri parlano chiaro, solo i dirigenti

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