Ettore Perrella
1. Le relazioni d’aiuto sono delle pratiche di sostegno e d’articolazione della domanda e dei desideri fondamentali d’individui o gruppi in particolari situazioni problematiche.
Le relazioni d’aiuto, che pure derivano spesso da presupposti teorici e ideologici molto diversi, si sono quasi sempre ignorate o addirittura considerate con sospetto. Ciò nonostante esse condividono tutte alcune caratteristiche comuni, sia nel modo d’operare – il loro strumento primario è sempre la parola –, sia nel modo in cui si giunge a praticarle, con metodi formativi rispetto ai quali la preparazione universitaria è quasi sempre inutile, se non addirittura fuorviante. A praticare le relazioni d’aiuto s’impara in effetti in primo luogo praticandole; in secondo luogo accompagnando la pratica con lo studio e l’approfondimento della bibliografia – spesso vastissima – che riguarda ciascuna di esse; in terzo luogo sfuggendo alle trappole dello specialismo, per allargare la propria consapevolezza e sensibilità culturali a campi anche molto diversi: dalla clinica alla linguistica, dalla logica alla letteratura, dalla sociologia all’epistemologia.
2. Fra le relazioni d’aiuto possiamo porre pratiche molto diverse come la psicanalisi, il counseling, la psicopedagogia, la terapia filosofica ecc.
Non è difficile vedere che il loro insieme, come dicevamo, è abbastanza disparato. Ciò nonostante esse hanno tutte dei presupposti comuni (che storicamente possono risalire a molto prima della nascita della psichiatria e della psicologia moderne; possiamo riferirci – certo molto alla lontana – alla filosofia antica come esercizio spirituale, alla cura d’anime nel medioevo, per giungere, in tempi molto più vicini, alla psicanalisi e alle varie forme di cura (care, non cure) che si sono sviluppate nel secolo scorso da presupposti epistemici e con finalità pratiche anche molto diverse.
Questa molteplicità, e la mancanza di qualsiasi forma d’accordo teorico fra coloro che esercitano queste pratiche, hanno finito però per danneggiare molto sia loro, sia le loro esperienze, perché hanno finito per dar forza alla falsa pretesa del professionismo medico e psicologico di rappresentare l’unica garanzia di scientificità in questo campo.
Va subito detto che si tratta d’una pretesa non solo ingiustificata, ma eticamente inammissibile. Freud fu il primo a dichiarare che la preparazione che i medici ricevono nei loro studi universitari è assolutamente contraria a quella che occorrerebbe loro per esercitare la psicanalisi. E lo stesso si potrebbe ripetere per tutte le altre relazioni d’aiuto, per esercitare le quali occorre una consapevolezza scientifica, morale e civile che nessun corso universitario potrà mai assicurare a nessuno, per il semplice motivo che gli studi universitari sono fondati sulle generalità, e quindi sulla riduzione delle differenze, mentre le relazioni d’aiuto si occupano di singoli, e quindi si propongono, esattamente al contrario, d’esaltare le differenze costitutive dell’individualità di ciascuno.
3. Per affrontare e per cercare di superare questi problemi – che spesso oggi finiscono per dar luogo addirittura a denunce ingiustificate e molto costose, sia individualmente, sia socialmente, più associazioni professionali che si occupano di diverse relazioni d’aiuto hanno deciso di creare un’associazione comune di riferimento, che possa salvaguardare culturalmente, moralmente e giuridicamente l’autonomia e la rispettabilità di ciascuna di queste pratiche. È nato così il Cipra, Coordinamento italiano professioni della relazione d’aiuto (si può tuttavia aderire al Cipra anche singolarmente, quindi senza aderire preliminarmente ad un’altra associazione che ne faccia parte).
Naturalmente nessuno pretende che le varie pratiche che confluiscono nel Cipra debbano assimilarsi o addirittura confondersi. I loro presupposti epistemologici ed i loro riferimenti pratici sono, come dicevamo, molto diversi. Ma questo non significa affatto che il dialogo ed il confronto fra le varie esperienze non sia utile a ciascuna di esse, anche per compiere un approfondimento delle problematiche epistemologiche ed etiche comuni.